La fantastica pubblicità di Unieuro… e perché potrebbe far fallire proprio la tua azienda

È da qualche giorno che sul web rimbalza avanti e indietro una serie di annunci pubblicitari fatti dalla nota catena Unieuro che sono diventati virali, hanno suscitato chiacchiericcio e hanno ottenuto un certo impatto in termini di popolarità anche grazie alla simpatia del social media manager che commenta sotto gli annunci nella pagina.

Ovviamente sono stato tirato in mezzo più e più volte per chiedere la mia opinione al riguardo, ma dato che in tre righe non si riesce a dare una risposta esaustiva ho pensato di creare questo report a mo’ di linee guida per evitare che qualcuno possa fraintendere l’efficacia di questa campagna o pensare di “copiarla” per adattarla a sé.

Se è vero, come infatti è vero, che non esistano “settori differenti”, questo non significa che si possa fare semplicemente copia-incolla di una campagna pubblicitaria altrui pensando che possa funzionare bene anche per noi senza comprenderne i principi. I rischi di farsi del male sono ampi e ampiamente dimostrati e documentati.

Ma torniamo a noi. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, come sono queste campagne e questi ads di Unieuro innanzitutto?

Vediamone alcuni a scopo esemplificativo:

 

 

 

 

 

Ora, a prima vista questi potrebbero sembrare dei semplici ads “creativi”, progettati con lo scopo di “fare i simpatici” ma poco attinenti al marketing a risposta diretta.

Potrebbero sembrare una roba “alla Taffo”, l’agenzia di onoranze funebri famosa sul web per i suoi meme e ads “virali”.

E non dubito che alla maggioranza delle persone diano la stessa sensazione iniziale proprio a causa della forte ironia di fondo che permea questa campagna. Ma è proprio così?

La risposta é “No”.

Vediamo perché.

Lo scopo fondamentale di ogni campagna di marketing nella quale valga la pena investire

Come chi mi segue da anni sa bene, la definizione di “Imprenditore” è:

Esperto di marketing che sa leggere un bilancio

L’imprenditore quindi in primis si deve preoccupare di due cose:

  1. Possedere una chiara idea differenziante per entrare nella mente dei consumatori prima di mettere in commercio qualunque tipo di prodotto o servizio.
  2. Da esperto di numeri di bilancio, deve fare in modo che ogni centesimo speso in una campagna marketing abbia un ritorno diretto e immediato, mentre la campagna si assicura di comunicare l’idea differenziante per vincere sul mercato di cui sopra.

Volendola fare molto semplice, le domande a cui una campagna di marketing deve rispondere per poter essere efficace sono invece:

  1. A chi comunichiamo esattamente. A quale segmento o target specifico di persone.
  2. Perché questo target dovrebbe scegliere noi, invece che preferire un’alternativa della concorrenza, piuttosto che addirittura non acquistare nulla.

Ovviamente se teniamo in considerazione questi principi, va da sé che la maggior parte delle campagne che si vedono là fuori siano un inutile esercizio di stile.

Servono più a mostrarsi “brillanti”, a fare i “simpatici e creativi” o peggio a rendere famosa l’agenzia che li ha creati, ma sono relazionati pochissimo con il far ottenere risultati reali e misurabili al cliente che ha commissionato la campagna.

In particolare, sotto ogni annuncio o sponsorizzata che trovo sul web che viene commentata con una raffica di:

Geniale!

sono certo al 99,6% che quella campagna sia uno sfogo creativo ma che non abbia nulla a che fare con la reale vendita del prodotto o servizio che si propone di pubblicizzare.

Fateci caso, se sotto una sponsorizzata o una campagna leggete “Geniale!” a ripetizione dal pubblico casuale o anche da qualche presunto esperto di marketing, avete una fortissima probabilità di essere davanti a un inutile sfoggio creativo, utile solo per farsi belli ma poco per vendere davvero.

Ora torniamo a noi. Nello specifico…

Questa campagna di Unieuro è una “Taffata” per fare i simpaticoni oppure no?

La risposta corretta è che pur avendo una fortissima componente ironica e dissacrante (prende in giro in pratica tutto l’establishment e il gotha dei guru dei social media qualcosa), la risposta é che a modo suo (e si legga bene a-modo-suo) e in questo caso specifico e solo in questo caso specifico (si legga bene SOLO-in-questo-caso-specifico) è una campagna probabilmente efficace, almeno nel suo scopo iniziale.

Qui inizia il momento nel quale necessariamente dobbiamo fare dei distinguo tra Unieuro (una catena di supermercati focalizzati sulla tecnologia) e la tua attività (qualunque essa sia) per evitare come ti dicevo di copiare e farti molto male perché non capisci il contesto e non comprendi quello che vedi.

Vediamo innanzitutto di capire se e come questa campagna risponde alla domanda:

“Perché i clienti dovrebbero comprare da noi invece che dalla concorrenza”

In questo caso specifico cerchiamo di analizzare Unieuro e capire se ha una vera e propria idea differenziante. Innanzitutto prima di analizzare Unieuro bisogna comprendere un po’ il contesto che è quello dei super-iper mercati ecc…

Facciamo un salto di qualche metro e prova a rispondermi a queste domande:

  1. Perché vai a fare la spesa alla Coop? (Sei “di sinistra”? Ce l’hai vicino casa? Pensi che ti convenga?)
  2. Perché invece vai a fare la spesa all’Esselunga? (Ti stanno sulle scatole “i comunisti”? Non vuoi finanziare “le coop rosse”? Ce l’hai vicino casa? Pensi che abbiano offerte migliori?

Puoi ripetere questo esercizio per ogni catena che sia regionalmente rilevante dalle tue parti se non sono presenti Esselunga o Coop. Il discorso non cambia.

Innanzitutto perché vai a fare la spesa dove vai a fare la spesa? Se ci pensi bene non c’è una vera e propria risposta razionale. Alle volte ho sentito giustificazioni tipo “Alla Coop la carne è più buona!” o “All’Esselunga la verdura è nostrana e più fresca!” ma in media non ho mai sentito nulla che fosse realmente, realmente convincente.

Spesso questi giudizi vengono da persone totalmente ignoranti in materia che usano le loro razionalizzazioni per darsi una spiegazione a una scelta che svolgono su base emotiva o completamente alla cieca.

Un po’ come quelli che d’estate danno gli schiaffi ai cocomeri per “sentire se sono maturi” ma non sanno davvero quello che stanno facendo.

Questo per dirti che é davvero difficile trovare in Italia un supermercato “generalista” che abbia davvero un posizionamento forte tale da attrarre le persone per un motivo specifico.

Alla fine i prodotti che trovi sono davvero al 90% identici e la battaglia italiana “Coop vs Esselunga” è davvero più una battaglia di sottostrato culturale politico pro o contro una fazione di pensiero che altro.

Per farti un esempio, negli Stati Uniti la catena Walmart ha un posizionamento molto chiaro che le ha permesso di diventare il colosso che tutti oggi conosciamo (o almeno spero):

La Price Policy di Walmart spiega chiaramente che la loro catena di supermercati è fortemente focalizzata sull’offrire il prezzo minore per qualunque cosa vendano.

In pratica se compri qualcosa da loro e lo trovi a meno in un altro negozio sia fisico che online, loro senza fare domande ti rimborsano la differenza.

Diciamo che usano i clienti per essere sempre aggiornati sulla bilancia commerciale dei prezzi della concorrenza.

Capisci bene spero che una politica di questo tipo possa permettersela solo un gigante inarrivabile come Walmart. Non credo se la possa permettere nessuno in Italia nemmeno tra le grandi catene ma soprattutto sono CERTO che sia una strategia che non puoi permetterti tu.

In generale devi tenere in considerazione questo:

Il marketing ha a che fare con il presentare i propri prodotti o servizi come differenti rispetto alla concorrenza. Ma appunto, per un supermercato generalista che si limita a rivendere prodotti non in esclusiva che ha anche la concorrenza identici, le cose si fanno molto complicate.

A parità di prodotto… e intendo se due prodotti sono proprio identici perché sono i medesimi, i clienti saranno naturalmente portati ad andarli a comprare dove costano meno. Perché mai dovrebbero spendere di più?

Non c’è nessun motivo per il quale uno dovrebbe spendere una quantità maggiore di denaro per comprare il medesimo pacco di pasta Barilla o il medesimo sapone Nivea se altrove lo vendono identico a meno.

Questo a meno che l’offerta migliore non sia alla Coop e tu come abbiamo detto scherzando sopra non sia contrario “per principio” a dare i soldi “ai rossi delle cooperative”.

Prima di passare al concetto di offerta, come hanno provato a difendersi le catene di supermercati nel corso dei decenni dal diventare “un enorme magazzino grigio che vende commodity”?

Beh innanzitutto specializzandosi.

L’importanza della specializzazione e dElla “ampia gamma”

  • Ad esempio sono nati centri Brico e similari focalizzati articoli per la casa, giardinaggio, bricolage ecc…
  • Oppure i centri Decathlon, dove trovi vestiario e articoli dedicati al mondo dello sport.
  • Oppure gli Outlet, dove sai che trovi abbigliamento di grandi marche a prezzi scontati perché sono i resti di magazzino delle collezioni degli anni precedenti
  • O dal modello americano “Toy’s r Us”, i mega centri dedicati solo ai giocattoli per bambini
  • O appunto i centri commerciali specializzati in elettronica come Unieuro, i vari Euronics, Trony …
  • I food megastore dove si compra solo cibo biologico come WholeFoods o i negozi NaturaSì in Italia…
  • Ecc…ecc…

L’idea differenziante di questi centri di base è la focalizzazione mono settore che gli permette di avere una scelta decisamente più ampia di quella del classico supermercato che invece ha magari solo un singolo reparto dedicato a quel target di clientela.

Con l’avvento di internet e di Amazon in particolare, nemmeno questi centri commerciali specializzati ormai sono al sicuro. Perché ovviamente su internet trovi tutto quello che ti serve e nel 99% dei casi a un prezzo inferiore rispetto all’alternativa di dover andare tu fisicamente in negozio.

L’importanza dell’alternativa Low-Cost

Giusto per completezza di informazione ai fini didattici già che ci siamo, una ulteriore idea differenziante rispetto al centro commerciale generalista è il famoso “discount”.

L’idea originale dei discount (ma oggi trovi tante formule che si sono “imbastardite” tipo Lidl) è quella di copiare il supermercato generalista ma offrire per una fascia basso-spendente di persone solo sottomarche economiche.

L’idea originale é che se tu al supermercato “lusso” avresti trovato la pasta Barilla, al discount non l’avresti trovata ma al suo posto ci sarebbe stata la “Brambilla : la pasta dei milanesi doc ciendopecciendo” ovviamente a un prezzo inferiore.

Oppure avresti trovato sì la Barilla ma solo rimanenze di produzione con scadenza a un mese, ovviamente sempre a prezzi molto vantaggiosi.

L’evolversi della stratificazione delle classi sociali ha diluito sempre di più queste differenze.

Ci sono catene che nacquero come discount tipo Lidl che oggi sono in tutto e per tutto supermercati dove si vendono anche le marche famose e in tutti i supermercati in teoria “di fascia alta” puoi trovare oggi una lunga lista di sottomarche a prezzi decisamente economici.

Ora tornando a noi, in maniera sintetica, che posizionamento ha Unieuro?

Unieuro innanzitutto è come abbiamo detto un supermercato focalizzato su elettrodomestici, smartphone, elettronica ecc…

Solo che non è l’unico. Per citare solo i concorrenti più famosi, Unieuro ogni giorno si trova in lotta con:

e molti altri e parliamo dal punto di vista dei negozi fisici.

Dall’altra parte ovviamente a picchiarla ai fianchi si trova a competere con Amazon.

Ora se ci pensi, nessuno di questi supermercati di elettronica ha una reale risposta efficace alla domanda:

“Perché dovresti venire a comprare i prodotti da me invece che dai negozi concorrenti piuttosto che su Amazon?”

Innanzitutto perché nessuno di loro ha lavorato in origine pensando a un posizionamento differenziante ma solo ad inserirsi geolocalmente in una zona dove da una ricerca di mercato emergeva vi fosse una quantità di domanda ancora non servita.

Che ha funzionato perfettamente per il primo che ha aperto ma poi è diventata una strategia un po’ miope non appena tutti gli altri gruppi gli hanno aperto intorno con i carriarmati schierati per la battaglia dei prezzi. Poi perché è arrivato internet con Amazon, Zalando e similari…

Secondariamente, è perché tutti questi supermercati, vendono gli stessi prodotti della concorrenza. Non simili. Non quasi uguali. Gli stessi proprio.

E soffrono anche loro (se aprissi i loro bilanci te ne accorgeresti) dei problemi della classica azienda che vede diminuire i margini e gli utili e spesso a sommare ingenti perdite, proprio perché la concorrenza che rivende i nostri stessi prodotti non ha altre armi che farci una guerra spietata sul prezzo, alla quale bisogna piegarsi se non si vuole soccombere.

La strategia delle promozioni con la quale lottano i supermercati

Per comprendere se la campagna di Unieuro abbia un senso oppure no, devi quindi capire come funziona quando si parla di marketing il mondo della GDO e perché tu non possa replicare lo stesso tipo di strategia, a meno che e ribadisco a-meno-che tu non sappia esattamente quello che stai facendo e soprattutto cosa devi fare dopo.

Capito che nessuno avrebbe avuto la forza economica di replicare la strategia posizionante di Walmart altrimenti sarebbero falliti immediatamente, i supermercati italiani hanno deciso di limitare le loro campagne di marketing alla “rotazione delle promozioni”.

In pratica invece che garantire il prezzo più basso sul mercato su TUTTO lo stock, si opta per mettere in promozione solo alcuni prodotti specifici per “portare traffico all’interno del negozio”.

Vediamo velocemente quali sono le promozioni più famose utilizzate dai supermercati:

  1. Sconti: lo sconto è una delle promo più ovvie e facili da realizzare. Si prendono uno o più articoli e li si pubblicizza con un forte sconto in modo da trasformarli in “front-end” che avrai sentito dire mille volte nel linguaggio markettaro internazionale per darsi un tono, oppure in italiano puoi chiamarli semplicemente “prodotti civetta”.
  2. Sottocosto: Il sottocosto è la strategia promozionale più aggressiva di tutte. In pratica si creano “front end” o prodotti civetta scontando i prodotti sotto al costo di acquisto del rivenditore stesso. Mi si permetta una piccola chiosa personale al riguardo: l’Italia che é un paese fortemente collettivista e ferocemente anti-liberale limita ferocemente questa pratica ad un massimo di 3 volte l’anno per un limite di 50 prodotti massimo per 10 giorni alla volta, previa necessaria trafila per comunicare l’operazione, ricevere l’autorizzazione ecc… Per capirsi, in Italia anche se tu volessi avvantaggiare i consumatori tutto l’anno come fa Walmart, lo Stato padre-padrone che tutto controlla e tutto sa meglio del libero mercato, non te lo farebbe fare. Quindi i clienti devono pagare di più e muti.
  3. Il 3X2: dove ovviamente per ogni coppia di prodotti identici ne ricevi uno in omaggio.
  4. Il 2X1: come sopra ma dove l’offerta è ancora più allettante.

Vi sono infinite varianti di queste promo ma il concetto generale che le riassume tutte è in questi 4 punti qui sopra.

Ora per capire cosa stia facendo (o cercando di fare con il beneficio del dubbio) Unieuro in questo caso bisogna innanzitutto cercare di individuare gli stilemi del marketing a risposta diretta e se ve ne siano innanzitutto.

A differenza del social media marketing di Taffo che fa il simpatico per generare una ipotetica quanto fumosa “brand awareness” (magari parlerò più nel dettaglio della strategia “taffiana” in un prossimo articolo), qui Unieuro fa una cosa completamente diversa.

  • Tanto per cominciare c’è un prodotto specifico in promozione
  • Poi vi è una promo specifica, in questo caso ricade nella categoria “Sconti” delle 4 precedentemente viste
  • Poi vi è “Spese di consegna gratuite” come ulteriore bonus e incentivo ad acquistare anche online
    • La creatività “simpatica” di contorno non è il fulcro della pubblicità, anzi come il creativo stesso sottolinea è assolutamente inutile e irrilevante

Ora, dal punto di vista della strategia di Unieuro, questa campagna è corretta. Non nella sua irrilevante o quasi creatività, quanto nella solida struttura dell’offerta.

Ricordati il contesto innanzitutto:

Unieuro è un grande magazzino nel quale trovi gli stessi medesimi prodotti che trovi dalla concorrenza.

E dato il settore, non trovo probabile che Unieuro possa mettersi a produrre prodotti a marchio proprio. Dovrebbe forse Unieuro defocalizzarsi e mettersi a progettare lavatrici, frigoriferi o smartphone a marchio proprio?

La vedo dura.

Posto che è il modello di business che sta diventando obsolescente, quasi impossibilitato a differenziarsi nei prodotti e che dovrebbe lavorare troppo duramente per “Disneyzzare l’esperienza di acquisto”, quello che può fare Unieuro è puntare sull’ingegneria finanziaria e di vendita una volta che la gente viene portata in negozio.

Permettimi di chiarirti un po’ come funziona il mondo della concorrenza in GDO:

  1. Il direttore “marketing” osserva le offerte in atto da parte della concorrenza e cerca di farne di più allettanti per il proprio negozio, o su prodotti diversi o se si decide di essere più aggressivi e ci si muove in velocità, di superare al ribasso le offerte esistenti della concorrenza. Detto in termini più semplici: Unieuro vede Mediaworld mettere in promo un Samsung a 499€. Decide allora di fare una promo aggressiva su un prodotto concorrente che però non è in sconto dai concorrenti come Xiaomi a 399€. Oppure potrebbe “doppiare” in velocità Mediaworld e vendere lo stesso prodotto Samsung con un ulteriore sconto a 449€ per portargli via “traffico” in maniera ancora più aggressiva. Stessa cosa fanno tutti gli altri in un gioco a scacchi tutto sommato molto raffinato basato su promozioni e ingegneria finanziaria. Quello più bravo attira più traffico in negozio o sul proprio sito.
  2. Lo scopo della vendita di questi prodotti a forte sconto che vanno a pareggio o nei casi di sottocosto addirittura sotto, hanno come unico scopo quello di attirare traffico per far funzionare l’ingegneria finanziaria del negozio che si riassume come segue.
  3. Il direttore finanziario sa perfettamente che esiste una piramide dei consumatori per la quale:
    • Una fetta dei “visitatori” prenderà solo il prodotto in promozione non portando guadagni reali all’azienda o addirittura una perdita parziale
    • Una fetta di visitatori, una volta nel negozio, comprerà il prodotto civetta e qualcos’altro, portando un modesto guadagno
    • Una punta di visitatori una volta entrato per il prodotto civetta finirà con il “fare la spesona” portando forte guadagno all’azienda

Lo scopo dell’azienda nei giorni di promo è progettare quella “ingegneria di vendita” specifica per i supermercati che unisce

  • la costruzione e la disposizione specifica dei prodotti negli scaffali e negli espositori
  • l’organizzazione dei percorsi e dei corridoi e le azioni proattive dei commessi-venditori, votate a spremere il più possibile ogni singolo cliente che entra.

Se l’azienda è brava con la sua tecnologia a “spremere i limoni”, l’iniziativa finisce in guadagno. Altrimenti rischia di finire in pareggio o alla fine in perdita.

Trionfa alla fine della fiera il supermercato che vince più volte con le sue promo di quante non perda o vada pari, tanto da generare utili alla fine dell’anno fiscale (e non finire la cassa prima possibilmente andando in bancarotta e dissesto finanziario).

Pur necessitando di conoscenza specifica per il settore specifico, non stiamo parlando di nient’altro di quella cosa che online senti chiamare con il nome di “Funnel”. Solo che è un “imbuto” costruito dal vivo tra corridoi, scaffali, espositori e commessi.

La strategia di Unieuro va bene per me?

La risposta che mi sento di darti con assoluta fermezza è:

Per larghissima parte no

In particolare ci sono delle cose che devi considerare e che sono:

  1. Dovresti evitare come la peste di metterti nella condizione di essere una commodity o un rivenditore di commodity, cioè di prodotti o servizi che si possono trovare identici altrove. L’epoca del negozio di quartiere che vende i prodotti del supermercato è finita. Sopravvivono solo gli esercenti iper-specializzati che servono una nicchia specifica di persone. Ma il negozio di pane, latte e pasta Barilla di paese è scomparso. Così come è scomparso il negozietto di elettrodomestici di paese. Così come stanno scomparendo i macellai che vendono le orribili fettine magre rosso sangue ecc…ecc… Se ti metti in quella condizione, renderai estremamente difficile per un cliente avere un motivo per comprare da te invece che dalla concorrenza che gli fa meno e il tuo puntare su:
    • Essere simpatico
    • Essergli il negozio più vicino a casa
    • Dirgli che gli dai assistenza se ha problemi (come se gli altri non lo facessero)non è che regga ormai così tanto.
  2. Il concetto di Unieuro del prodotto o servizio civetta è invece universalmente valido. Gli webbari lo chiamano “front end” ma di quello stiamo parlando. Il problema è che scontare un prodotto a rotazione per attirare i cacciatori di prezzi o di sconti o di occasioni va benissimo, se poi hai progettato il tuo “funnel” di marketing e di vendita che una volta attirato il cliente lo “sprema” il più possibile. Altrimenti tutte le tue campagne andranno in perdita e ti si ritorceranno contro.Rischi solo di bruciare cassa e saltare per aria.
  3. Ricordati che Unieuro non deve fare marketing per Xiaomi. Non si occupa di “Sell-Out”. Deve solo usare quel prodotto che ha già un suo marketing come esca per attirare in negozio limoni da spremere. Tu invece, che tu sia a capo di una PMI, un autonomo, un artigiano, un libero professionista o anche se sei un negoziante devi sia fare “Sell-In” cioè convincere la gente a venire in negozio da te invece che andare altrove (cioè darti attenzione innanzitutto), sia “Sell-Out”, cioè convincere la gente a comprare il tuo prodotto o il tuo servizio invece che quello della concorrenza.

Detto nella maniera più semplice possibile, a meno che tu non venda le sneakers della Nike in esclusiva assoluta per la tua zona come modello di business, che attirano i clienti da sole, oppure devi imparare a fare un marketing MOLTO più sofisticato di Unieuro e che non si basi solo sull’offerta pornografica.

Una piccola attività non potrà mai avere i volumi per fare ingegneria finanziaria al pari di una grande azienda, vivendo su bassa marginalità e alti volumi complessivi che sommati danno un segno positivo alla fine dell’anno fiscale.

Nella guerra dei prezzi e delle promo, una PMI non vincerà mai. Una piccola partita IVA può vincere solo la battaglia del posizionamento e della differenziazione. Il resto è pia illusione e strada verso il fallimento.

Tornando a “loro”, la strategia di Unieuro quindi “va bene”?

Apparentemente sì nel senso che una promo a sconto su un prodotto specifico in opposizione alle offerte della concorrenza, va bene nel loro caso specifico perché vendono commodity, hanno perso la battaglia del posizionamento da un pezzo e comunque il mercato non gira nella loro direzione.

Tu nelle tue campagne dovresti dare delle motivazioni MOLTO più forti di una semplice “offerta miracolosa” per acquistare da te.

Conosco anche nel mio settore gente che non avendo reali competenze di marketing stressa la fava con “offerte irrifiutabili” e “copy ipnotizzante” perché è la roba più facile da fare.

Il problema è che quando fanno i famosi “lanci” dei loro corsi, libri, membership ecc.. vendono il front-end e basta e poi rimangono appesi al palo già dalla vendita successiva. Ed è gente che in media vende aria, o fritta o stampata.

Tu che magari vendi un prodotto o un servizio o una materia prima che ha dei costi reali, sarebbe meglio che ponessi ancora maggiore attenzione alle tue strategie di posizionamento piuttosto che a vendere:

  • Il balsamo che fa ricrescere i capelli
  • E che ti dà erezioni più potenti del Viagra
  • A 1000€ ma solo per oggi a 19€
  • Ma aspetta c’è di più perché ti regalo pure l’asciugacapelli!

Insomma, ci siamo capiti.

Unieuro ha comunque, come tutti quelli nel suo settore un problema irrisolvibile nel lungo periodo che si chiama Amazon.

Ho controllato per scrupolo e la loro promo è più conveniente del prezzo per il medesimo prodotto che si trovava su Amazon (almeno quando ho guardato io), se non per un venditore anonimo che spediva dalla Bulgaria e auguri proprio. Quindi al momento va bene.

Il target delle catene come Unieuro è ancora oggi quella persona che:

  • Innanzitutto è in emergenza e/o vuole il prodotto SUBITO (e non vuole aspettare manco il giorno classico di Amazon)
  • Ama fare shopping
  • Vuole provare e toccare la merce prima di comprarla
  • Sa che ha un negozio fisico dove tornare se ci fossero problemi perché non vuole sbattimenti con riconsegne postali ecc…

Al netto di questa tipologia di persone che senza fare il futurologo è possibile che si assottigli sempre di più, Unieuro dovrà combattere sempre la sua battaglia a base di promo ad-hoc, commessi ben addestrati, corridoi ben progettati e espositori sempre più attraenti.

In ogni caso mi premeva segnalarti due cose:

La prima è che la simpatia non è futile alla Taffo ma rilevante. Se la gente ne parla, solo in questo caso e ribadisco solo-in-questo-caso è una cosa buona perché più persone sapranno che quel prodotto si trova al massimo sconto possibile proprio da Unieuro.

E tutti i fan di Xiaomi che stavano aspettando per cambiare telefono si decideranno grazie proprio a quella promo.

E una parte dei fan di Samsung che erano indecisi su cosa comprare, vireranno su Xiaomi perchè magari l’offerta è troppo ghiotta ecc…

La seconda è che in ogni altro caso, e cioè quando non stiamo parlando di diffondere una promo COSÍ AGGRESSIVA, la viralità è una idiozia, con tutta la brand awareness che si porta dietro. E che ti dice il contrario è semplicemente un incompetente o un truffatore in malafede.

Se sono stato sufficientemente chiaro ed esaustivo e vuoi anche tu ottenere il successo aumentando utili e soldi in cassa con il marketing corretto e senza fare errori, allora ti aspetto a Marketing Merenda.

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1 Commento. Nuovo commento

  • Parlando di supermercati (nell’articolo sono citati Coop ed Esselunga), vedo che praticamente tutte le catene hanno capito l’importanza di vendere (anche) prodotti con il proprio marchio. poi, ovviamente, i prodotti sono realizzati da fornitori esterni, il cui nome è presente sulla confezione, ma scritto in piccolo, in stile clausole dei contratti di Paperon De Paperoni. La cosa curiosa è che una volta mi capitò di acquistare la stessa tipologia di prodotto (mi pare pasta fresca) presso due distinte catene di supermercati: si trattava dello stesso identico prodotto, realizzato dallo stesso fornitore, venduto con due marchi diversi.

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