Non tutti i clienti sono buoni clienti: come “licenziare” i perditempo cronici e avere solo file di persone pronte a spendere
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Capacità produttiva limitata: ogni PMI possiede un numero finito di poltrone, macchinari, ore uomo; occuparle con clienti “da 1” anziché “da 100” è un suicidio economico.
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Marketing come filtro, non solo calamita
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Campagne classiche “vieni e chiedi preventivo” attirano curiosi, indecisi, low‑budget.
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Occorre un sistema di materiali educativi, domande, test e telefonate di screening per pre‑qualificare.
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Meglio 5 prospect perfetti che 10 mediocri: meno trattative perse, più chiusure, meno tempo sprecato.
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Clienti “buoni” ≠ “tutti”: accettare chiunque respiri riempie gli slot ma brucia margini e reputazione; serve selezione.
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Sequenza di valore desiderata
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Pagano senza discutere.
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Restano (ricorrenza).
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Ascendono (upsell / cross‑sell).
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Portano referral di pari livello.
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Espansione solo dopo saturazione: prima si riempie al massimo la capacità con clienti top, poi si apre un’altra sede o si assume.
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Patrimonializzare l’azienda: creare un “portafoglio” di mille clienti ideali che, a comando, finanziano i progetti futuri.
In realtà soffre di un male opposto: troppi clienti sbagliati occupano poltrone, macchinari e agende.
Gli slot produttivi sono pochi; se li affidiamo a chi spende poco, ottenere margini decenti diventa impossibile.
Da calamita indiscriminata a setaccio selettivo
La pubblicità tradizionale funziona come un megafono: “Ehi, siamo qui! Preventivo gratis!”.
Arrivano curiosi, affaristi, cacciatori di sconti.
Il marketing che serve a una micro‑azienda deve invece agire da setaccio.
Prima calamita le persone potenzialmente in target; poi le filtra con video, guide gratuite, questionari, telefonate di pre‑screening.
Il risultato?
Solo chi apprezza davvero il nostro metodo supera la barriera e richiede un incontro.
Perché “lavorare con tutti” è sbagliato
Accettare ogni richiesta appare logico: “Sto pagando la campagna, prendo chi arriva”.
Eppure i numeri smentiscono l’istinto.
Se dieci prospect freddi generano una sola vendita, mentre cinque prospect profilati ne generano tre, il secondo scenario crea il 200 % di fatturato in più e libera metà del tempo.
Meno preventivi vuoti, meno trattative tossiche, più energia per chi è disposto a pagare.
La regola d’oro: saturare prima di espandere
Che si tratti di aprire una seconda sede, assumere un tecnico o acquistare un nuovo macchinario, il passo successivo va fatto solo dopo aver saturato la capacità produttiva attuale con clienti di alto valore.
Riempire metà dei posti con clienti low‑cost e poi correre ad allargarsi significa moltiplicare i costi fissi senza aver mai risolto la vera falla nei margini.
Il cliente perfetto esiste (e va coltivato)
Nella nostra “banca dati ideale” il cliente:
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Paga il prezzo pieno.
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Rimane: torna, rinnova, sottoscrive piani di continuità.
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Ascende: prova i trattamenti top, acquista versioni VIP, dice “sì” agli upsell.
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Raccomanda: porta amici che gli somigliano, riducendo il nostro costo di acquisizione.
Per attirarlo servono prove di valore: case study, video tutorial, mini‑guide spedite a casa, una telefonata dove un addetto chiarisce requisiti e costi.
Chi non supera il percorso – per budget, mentalità o tempistiche – viene gentilmente respinto prima di occupare il calendario.
Pensate a un ristorante: la sedia resterà occupata 90 minuti (in media) sia da chi ordina una margherita e acqua, sia da chi sceglie antipasto, primo, secondo, dolce, vino e ammazza‑caffè.
In uno studio dentistico, il riunito resta impegnato lo stesso tempo per un’igiene low‑cost o per un piano faccette full‑optional.
In entrambi i casi la domanda da porsi è: “Chi voglio sedere su quella sedia?”.
Il marketing che crea fiducia (e margini)
Il processo ideale combina:
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Lead magnet di qualità: report gratuiti spediti o scaricati, che educano e posizionano.
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Questionario di auto‑selezione: chi risponde “no” a requisiti minimi non va avanti.
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Telefonata di filtro: un operatore valida motivazioni, budget e urgenza.
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Appuntamento con il senior: solo i candidati idonei arrivano al preventivo finale, che diventa semplice da accettare perché il valore è già chiaro.
Dal cliente occasionale all’attivo patrimoniale
Quando ogni sedia è occupata da un cliente in sviluppo, il business cambia pelle.
Il flusso di cassa diventa prevedibile grazie a piani di continuità.
Gli upsell generano margini extra senza costi di acquisizione.
I referral abbassano il CPA medio.
In pratica, il portafoglio clienti diventa un vero asset patrimoniale: un capitale che finanzia la crescita futura.
In conclusione: imposta il setaccio e raccogli l’oro
Il messaggio è semplice ma contro‑intuitivo: non ti servono più clienti, ti servono migliori clienti.
Costruisci un sistema che attragga, educhi e filtri.
Riempi ogni slot produttivo solo con chi può crescere con te.
Quando avrai saturato le poltrone di clienti “da 100”, potrai seriamente pensare alla seconda sede, al nuovo macchinario o alla quinta linea di prodotto.
Fino a quel momento, difendi la tua capacità produttiva come fosse oro… perché, in effetti, lo è.
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Alla prossima!
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