Benvenuti a tutti, cari i miei lettori vicini e lontani. Oggi vi parlerò di un argomento fondamentale per il successo di qualsiasi impresa: la conoscenza dei propri numeri.
Immaginate di essere al timone di una nave. Per navigare con successo, dovete conoscere la vostra posizione, la direzione del vento, la velocità e la profondità dell’acqua. Allo stesso modo, per guidare un’azienda verso la prosperità, è necessario avere una chiara comprensione dei suoi numeri, delle sue metriche finanziarie e operative chiave. Senza questa conoscenza, è come navigare alla cieca, senza sapere dove si sta andando o come arrivarci.
Ma quali sono questi numeri così importanti? Si tratta degli Indicatori Chiave di Prestazione, meglio noti come KPI. Sono come i nostri strumenti di navigazione, ci permettono di monitorare costantemente la “rotta” dell’azienda, valutare la sua salute, identificare problemi e opportunità e pianificare il futuro.
Tra i KPI più importanti che dovreste conoscere e monitorare troviamo il Valore Medio delle Transazioni (ATV), ovvero l’importo medio che un cliente spende per ogni transazione. Sapere quanto denaro si genera per ogni vendita ci aiuta a capire come possiamo incrementare questo importo attraverso strategie di up-selling e cross-selling. Pensate a quanto potreste guadagnare in più offrendo al cliente un prodotto complementare o un upgrade!
L’ATV è un concetto versatile, applicabile a diversi settori e tipologie di attività. Vediamo alcuni esempi pratici per comprendere come calcolarlo:
Ristorante: In questo caso, l’ATV si calcola dividendo i ricavi totali per il numero di transazioni effettuate. Immaginiamo un ristorante che in una settimana ha incassato 10.000 euro e ha servito 500 clienti. Il suo ATV sarà di 20 euro, ovvero ogni cliente ha speso in media 20 euro.
Negozio di abbigliamento: Anche qui, l’ATV si calcola dividendo i ricavi totali per il numero di scontrini emessi. Se un negozio ha incassato 5.000 euro in un giorno e ha emesso 100 scontrini, il suo ATV sarà di 50 euro.
Supermercato: La formula è la stessa del negozio di abbigliamento: ricavi totali divisi per il numero di scontrini. Se un supermercato ha incassato 20.000 euro in un giorno con 800 scontrini, il suo ATV sarà di 25 euro.
Hotel: In questo caso, l’ATV si calcola dividendo i ricavi totali delle camere per il numero di notti vendute. Se un hotel ha incassato 30.000 euro dalle camere in un mese e ha venduto 500 notti, il suo ATV sarà di 60 euro.
Palestra: Per calcolare l’ATV di una palestra, dividiamo i ricavi totali derivanti da abbonamenti e servizi per il numero di transazioni effettuate. Se una palestra ha incassato 15.000 euro in un mese con 300 transazioni, il suo ATV sarà di 50 euro.
Salone di bellezza: In questo settore, l’ATV si ottiene dividendo i ricavi totali derivanti dai trattamenti per il numero di trattamenti effettuati. Se un salone di bellezza ha incassato 8.000 euro in una settimana con 200 trattamenti, il suo ATV sarà di 40 euro.
È importante sottolineare che il calcolo dell’ATV può essere effettuato su base giornaliera, settimanale, mensile o annuale, a seconda delle esigenze di analisi.
L’ATV è uno strumento prezioso per monitorare l’andamento delle vendite, identificare opportunità di crescita e valutare l’efficacia delle strategie di marketing e vendita. Ad esempio, se l’ATV di un ristorante è basso, si potrebbe pensare di introdurre nuovi piatti più costosi o di offrire menu degustazione per aumentare la spesa media dei clienti o formare meglio i camerieri alla vendita attiva, cercando di proporre vini, liquori, amari, dolci ecc…
In conclusione, l’ATV è un indicatore chiave per comprendere la redditività della vostra attività e individuare aree di miglioramento. Calcolarlo e monitorarlo nel tempo vi permetterà di prendere decisioni più informate e di guidare la vostra azienda verso il successo.
Un altro KPI fondamentale è il Valore Medio del Cliente (ACV) o Customer LifeTime Value, che ci dice quanto un cliente spende in media durante tutto il suo “ciclo di vita” con l’azienda. Aumentare questo valore significa incentivare le vendite ripetute e la fidelizzazione. Immaginate se ogni cliente comprasse solo un prodotto in più all’anno: il vostro profitto crescerebbe senza dover investire tempo e risorse per trovare nuovi clienti!
Il Valore Medio del Cliente rappresenta quindi il valore totale che un cliente genera per l’azienda durante l’intero arco della sua relazione con essa. In altre parole, è una stima di quanto un cliente spenderà in media nel corso del tempo, considerando tutti gli acquisti, i servizi e le interazioni con l’azienda.
Il calcolo del CLV può sembrare complesso, ma in realtà si basa su alcuni elementi fondamentali:
- Valore medio delle transazioni (ATV): L’ATV rappresenta l’importo medio speso da un cliente per ogni singola transazione.
- Frequenza di acquisto: Quante volte un cliente acquista in media da voi in un determinato periodo di tempo?
- Durata della relazione: Quanto tempo dura in media la relazione tra un cliente e la vostra azienda?
Combinando questi tre elementi, possiamo ottenere una stima del CLV. Vediamo alcuni esempi pratici per diverse attività:
Ristorante:
- ATV: 20€
- Frequenza di acquisto: 2 volte al mese
- Durata della relazione: 5 anni
- CLV: 20€ x 2 volte/mese x 12 mesi/anno x 5 anni = 2400€
Negozio di abbigliamento:
- ATV: 50€
- Frequenza di acquisto: 4 volte all’anno
- Durata della relazione: 3 anni
- CLV: 50€ x 4 volte/anno x 3 anni = 600€
Supermercato:
- ATV: 25€
- Frequenza di acquisto: 1 volta a settimana
- Durata della relazione: 10 anni
- CLV: 25€ x 52 settimane/anno x 10 anni = 13.000€
Hotel:
- ATV: 60€
- Frequenza di acquisto: 2 volte all’anno
- Durata della relazione: 7 anni
- CLV: 60€ x 2 volte/anno x 7 anni = 840€
Palestra:
- ATV: 50€
- Frequenza di acquisto: 12 volte all’anno (abbonamento mensile)
- Durata della relazione: 2 anni
- CLV: 50€ x 12 volte/anno x 2 anni = 1200€
Salone di bellezza:
- ATV: 40€
- Frequenza di acquisto: 6 volte all’anno
- Durata della relazione: 4 anni
- CLV: 40€ x 6 volte/anno x 4 anni = 960€
Come potete vedere, il CLV può variare notevolmente a seconda del settore e del tipo di attività. Conoscere il CLV della vostra azienda è fondamentale per prendere decisioni strategiche, come ad esempio:
- Investimenti di marketing: Quanto siete disposti a spendere per acquisire un nuovo cliente?
- Programmi di fidelizzazione: Quali strategie potete mettere in atto per aumentare la durata della relazione con i clienti?
- Sviluppo di nuovi prodotti o servizi: Quali offerte potrebbero aumentare la frequenza di acquisto dei vostri clienti?
In conclusione, il CLV è un indicatore prezioso che ci permette di guardare oltre le singole transazioni e di valutare il valore complessivo che un cliente porta alla nostra azienda nel corso del tempo. Conoscendo il CLV, possiamo prendere decisioni più informate e strategiche per massimizzare la redditività e la crescita del nostro business.
Dopo aver esplorato il concetto di Valore Medio del Cliente (CLV), ci addentriamo ora però in un altro indicatore cruciale per il successo di un’azienda, strettamente correlato al CLV ma con un focus diverso: il LifeTime Gross Margin (LTGM) o Profitto Medio per CLiente.
Mentre il CLV rappresenta il valore totale che un cliente genera per l’azienda durante l’intero arco della sua relazione, il LTGM si concentra sul profitto effettivo che l’azienda ottiene da ciascun cliente, al netto dei costi variabili. In altre parole, il LTGM ci dice quanto guadagno effettivamente da ogni cliente, una volta dedotte le spese direttamente legate alla produzione o erogazione del prodotto o servizio. Se voglio sapere quanto posso permettermi di spendere davvero per acquisire un cliente mi serve assolutamente questo dato.
Il calcolo del LTGM richiede alcune informazioni aggiuntive rispetto al CLV:
- Valore medio delle transazioni (ATV): Come abbiamo visto in precedenza, l’ATV rappresenta l’importo medio speso da un cliente per ogni singola transazione.
- Frequenza di acquisto: Quante volte un cliente acquista in media da voi in un determinato periodo di tempo?
- Durata della relazione: Quanto tempo dura in media la relazione tra un cliente e la vostra azienda?
- Margine lordo per transazione (GPM): Questo è il profitto lordo generato da ogni transazione, ovvero la differenza tra l’ATV e i costi variabili associati a quella transazione.
Combinando questi quattro elementi, possiamo ottenere una stima del LTGM. Vediamo alcuni esempi pratici per diverse attività:
Ristorante:
- ATV: 20€
- GPM: 50% (10€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 2 volte al mese
- Durata della relazione: 5 anni
- LTGM: 10€ x 2 volte/mese x 12 mesi/anno x 5 anni = 1200€
Negozio di abbigliamento:
- ATV: 50€
- GPM: 40% (20€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 4 volte all’anno
- Durata della relazione: 3 anni
- LTGM: 20€ x 4 volte/anno x 3 anni = 240€
Supermercato:
- ATV: 25€
- GPM: 10% (2,50€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 1 volta a settimana
- Durata della relazione: 10 anni
- LTGM: 2,50€ x 52 settimane/anno x 10 anni = 1300€
Hotel:
- ATV: 60€
- GPM: 70% (42€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 2 volte all’anno
- Durata della relazione: 7 anni
- LTGM: 42€ x 2 volte/anno x 7 anni = 588€
Palestra:
- ATV: 50€
- GPM: 80% (40€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 12 volte all’anno (abbonamento mensile)
- Durata della relazione: 2 anni
- LTGM: 40€ x 12 volte/anno x 2 anni = 960€
Salone di bellezza:
- ATV: 40€
- GPM: 60% (24€ di profitto lordo per transazione)
- Frequenza di acquisto: 6 volte all’anno
- Durata della relazione: 4 anni
- LTGM: 24€ x 6 volte/anno x 4 anni = 576€
Conoscere il LTGM è fondamentale per determinare quanto investire nell’acquisizione di nuovi clienti. Se il costo di acquisizione supera il LTGM, l’azienda potrebbe non essere redditizia nel lungo termine.
In conclusione, il LTGM è un indicatore essenziale per valutare la redditività di un’azienda e prendere decisioni strategiche informate. Calcolare e monitorare il LTGM vi permetterà di ottimizzare le vostre strategie di marketing e vendita, massimizzando il profitto generato da ogni cliente nel corso del tempo.
Infine, il Rapporto Costo del Lavoro-Fatturato (Labor to Turnover Ratio) misura la percentuale del fatturato che viene spesa in costi del lavoro. Mantenere questo rapporto bilanciato è cruciale per assicurare che i costi del personale non divorino i vostri profitti. Un buon equilibrio vi permette di avere un team efficiente e motivato senza che i costi diventino insostenibili.
Il Labor to Turnover Ratio (rapporto costo del lavoro/fatturato) medio accettabile varia notevolmente a seconda del settore e del tipo di attività. Non esiste un valore universale, ma ci sono alcune linee guida generali:
Settore della ristorazione:
- Ristoranti: 18-25% (può variare a seconda del tipo di ristorante e del servizio offerto)
- Bar e pub: 25-35%
- Fast food: 20-30%
Settore del commercio al dettaglio:
- Negozi di abbigliamento: 10-15%
- Supermercati: 8-12%
- Negozi di elettronica: 12-18%
Altri settori:
- Hotel: 25-35%
- Palestre e centri fitness: 15-25%
- Saloni di bellezza: 20-30%
- Aziende manifatturiere: 10-20% (varia a seconda del livello di automazione)
Fattori che influenzano il rapporto lavoro/fatturato:
- Tipo di attività: Le attività ad alta intensità di manodopera, come i ristoranti e gli hotel, tendono ad avere rapporti più elevati rispetto alle attività con un alto grado di automazione.
- Modello di business: Le aziende che offrono servizi personalizzati o di alta qualità potrebbero avere rapporti più elevati rispetto a quelle che si concentrano sulla riduzione dei costi.
- Stagionalità: Alcune attività possono avere fluttuazioni stagionali nel rapporto lavoro/fatturato, ad esempio i ristoranti che hanno più personale durante l’alta stagione.
Come interpretare il rapporto lavoro/fatturato:
- Un rapporto troppo alto potrebbe indicare che i costi del personale sono eccessivi e stanno erodendo i profitti.
- Un rapporto troppo basso potrebbe indicare che l’azienda sta risparmiando sul personale, il che potrebbe compromettere la qualità del servizio o la produttività.
Passiamo ora alla parte pratica: come possiamo tenere traccia di tutti questi numeri? Un primo passo fondamentale è creare un rapporto mensile di profitto e perdita (P&L) entro il 10 del mese successivo. Questo documento dovrebbe includere
- tutte le entrate,
- le spese e
- il profitto netto dell’azienda,
fornendo una panoramica chiara e puntuale della situazione finanziaria.
Ma non basta un report mensile. Per avere un controllo costante, è utile implementare un dashboard per monitorare quotidianamente i KPI chiave. In questo modo, avrete sempre sott’occhio le metriche più importanti e potrete identificare subito tendenze positive o negative, anomalie o aree di miglioramento.
Infine, è fondamentale coinvolgere tutto il team nella cultura della misurazione e del miglioramento continuo. Assicuratevi che ogni membro del team capisca l’importanza dei KPI e come il suo lavoro può contribuire a migliorare questi indicatori. Incoraggiate la condivisione di idee e soluzioni per ottimizzare le performance aziendali.
Conoscere i vostri numeri vi permette di prendere decisioni informate, basate su fatti concreti e non su semplici intuizioni. Vi aiuta a identificare opportunità di crescita, ad esempio, individuando prodotti o servizi che generano un maggiore valore per cliente, o ottimizzando i processi per ridurre i costi del lavoro.
Inoltre, il monitoraggio costante dei KPI vi consente di rispondere rapidamente a eventuali problemi finanziari o operativi, come un calo improvviso delle vendite o un aumento dei costi di produzione. Intervenire tempestivamente può fare la differenza tra superare una crisi e soccombere.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio l’importanza di conoscere i propri numeri. Immaginate di gestire un ristorante. Se il vostro valore medio per cliente è di 33,50 euro, lavorando per aumentare questo valore a 38,50 euro, anche solo di pochi euro, potreste vedere un impatto significativo sul profitto netto. Una buona parte di quell’incremento finirebbe direttamente nel risultato operativo, dopo aver coperto i costi fissi e variabili.
Un buon ristoratore ogni giorno dovrebbe controllare lo scontrino medio di ogni suo cameriere e valutare la sua performance per vedere se è stato in linea con il valore medio per cliente, oppure è stato bravo e facendo upselling e cross-selling lo ha superato oppure è stato meno attento e responsabile ed ha ottenuto un risultato inferiore.
Se si è ottenuto un risultato superiore, è consigliabile creare un piano di incentivi da ridistribuire al cameriere. Se invece i dati non sono in linea, è corretto segnalarlo immediatamente a fine serata affinché il giorno dopo sia possibile rimediare.
Una squadra di camerieri che non tiene d’occhio lo scontrino medio finirà per portare problemi di marginalità alla struttura.
Vale ovviamente per ogni tipo di business, dove l’addetto alle vendite, chiunque sia, deve tenere monitorato il Valore Medio e cercare costantemente di alzarlo, possibilmente venendo premiato per questo.
Non è affascinante pensare a quanto possiamo migliorare semplicemente conoscendo e gestendo meglio i nostri numeri?
In conclusione, conoscere i propri numeri non è solo una buona pratica di gestione, ma una vera e propria necessità per qualsiasi azienda che voglia prosperare, soprattutto in tempi economici difficili. Monitorare costantemente i KPI, creare report mensili e coinvolgere il team nella misurazione e miglioramento continuo vi darà il controllo necessario per prendere decisioni informate e guidare la vostra azienda verso il successo.
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10 Commenti. Nuovo commento
Grazie mille, tutto molto utile e molto facile da capire.
Spiegato in maniera semplice, proprio il top.
Ciao Antonio, sono contento. Grazie a te!
Grazie Frank mi servirà cercherò di metterlo in pratica
Molto bene Antonella.
Questo articolo è fantastico, grazie mille per aver fatto questi esempi concreti
Figurati Luca, cerco sempre di scrivere terra terra per quelli che come me “non sono studiati”. Abbiamo anche noi il diritto di capire le cose e che ci vengano spiegate in modo semplice e comprensibile no? 🙂
Illuminante, come sempre! Grazie
Grazie a te Monica!
Grazie Mille, Articolo molto utile! solo una cosa non mi è chiara nel calcolare il GPM: i costi variabili includono i costi del personale + accessori che servono eventualmente per erogare il servizio/prodotto (creme se massaggi, elettrodi se analisi ecc). E’ possibile includere subito qui il costo medio della tassazione per monitorare subito anche quella spesa per ogni transazione? anche le tasse sono un costo variabile all’utile! grazie mille
NO, la tassazione non è inclusa nel calcolo del margine lordo, perché questo si concentra sulla performance operativa dell’azienda, escludendo voci di costo e ricavo che non riflettono direttamente l’operatività.